Stasera mi piace parlarvi un po’ di Mindfulness, soprattutto a quelli di voi che ne hanno sentito parlare dappertutto (alla radio, nelle riviste, sui siti, da amici che l’hanno praticata…) ma ne sono rimasti sempre a debita distanza, forse con un pizzico di diffidenza.
Che cosa significa Mindfulness?
Nel senso che le ha dato il Buddhismo – in cui essa viene praticata e studiata da più di 2500 anni – dobbiamo pensare alla Consapevolezza (la traduzione più utilizzata del termine Sati) non a una semplice tecnica, ma a un modo di vivere che comprende la conoscenza di sé, della realtà, degli altri nella relazione e le scelte con cui si agisce nel mondo, “non solo” un grandissimo numero di pratiche raffinatissime per coltivarla che hanno il loro inizio ancor prima di Siddharta Gautama – il Buddha.
Circa 40 anni fa, un ricercatore e praticante di meditazione, Jon Kabat Zinn, cercò di trasferire le pratiche e lo spirito della meditazione di consapevolezza nella cultura occidentale. La sua prima missione fu insegnare la meditazione a pazienti con malattie croniche che non trovavano sollievo nelle terapie mediche standard, per aiutarli a gestire il dolore e a ridurre lo stress psicologico arrecati loro dalle malattie. Così nacque il primo programma sulla meditazione di consapevolezza, oggi noto con l’acronimo MBSR (Mindful Based Stress Reduction) di breve durata – 8 settimane – e con efficacia sperimentata.
È Kabat Zinn che ha creato una definizione sintetica di Mindfulness:
la consapevolezza che emerge dal prestare attenzione in un modo molto particolare: intenzionalmente, nel momento presente e in modo non giudicante.
Ma cosa si fa, in sostanza, in un percorso di Mindfulness?
È difficile descrivere con le parole quella un’esperienza soggettiva e in buona parte interiore. In parole povere…si impara a meditare!
Per cominciare, si sperimentano pratiche che allenano la mente a concentrarsi, a “riposare” su un solo punto, ad esempio a seguire le sensazioni connesse al proprio respiro o che attraversano un alluce momento per momento e per un tempo prolungato. Si allena, cioè, la mente a restare nell’esperienza presente e a conquistare un certo grado di calma e stabilità.
Poi si sperimentano varie pratiche – seduti, sdraiati, camminando, tramite posizioni in movimento, in relazione – che in modo progressivo approfondiscono lo stato di Consapevolezza, nel mondo interno (la propria mente) ed esterno.
Si impara a osservare l’esperienza della propria mente nel fluire continuo di immagini, parole, suoni, distrazioni.
Si impara a convogliare la propria attenzione a ciò che si svolge nel presente, mentre le cose accadono davanti a noi, che si tratti di un rumore nell’aria, un panorama, il profumo di un istante, o di un dolore.
Si scoprono i propri “piloti automatici”, quegli atti abituali con cui reagiamo agli stimoli di tutti i giorni senza veramente scegliere, come fossimo automi che eseguono programmi sempre uguali a se stessi mentre la mente sta da un’altra parte.
Si affina la sensibilità verso le sensazioni anche più sottili che ci invia il corpo – un maestro saggio – sotto forma di tensione muscolare, segnali viscerali, impulsi all’attrazione o alla repulsione: segnali che ci informano di chi siamo, di cosa vogliamo e dei nostri bisogni.
Sviluppiamo la capacità di prendere distanza da pensieri con cui a volte ci “fondiamo” per tornare a trattarli per quello che sono: pensieri, e non realtà. O impariamo a sganciarci da ruminazioni senza fine, o a non farci travolgere da emozioni fortissime, riprendendo il timone delle nostre emozioni e dei comportamenti seguenti.
Recuperiamo il senso di dedicare del tempo per noi – la modalità dell’essere – e per una volta non lo usiamo come tempo del fare, assaporiamo il carattere rivoluzionario della gentilezza e della (auto) compassione, qualità terapeutiche molto potenti.
Riusciamo a vedere più limpido dentro la nostra mente, a guardare in volto la sofferenza che c’è per quello che è – come un’onda che ci avvolge e non possiamo fermare, ma che possiamo imparare a cavalcare – e a non evitarla, come presupposto necessario per cambiare.
La mole di ricerche sperimentali e cliniche sugli interventi basati sulla Mindfulness nel corso di 40 anni è cresciuta in modo esponenziale e continua a studiare gli effetti della pratica meditativa a livello neuronale, dei processi psicologici, in termini di cambiamenti comportamentali (fin dalle problematiche che si presentano nell’infanzia), sul livello di stress, sugli esiti terapeutici.
In questo breve articolo trovate una veloce sintesi su alcuni effetti della Mindfulness a livello psicologico.
Come si fa a praticare la Mindfulness?
Esistono molti programmi di gruppo, sempre sottoposti a ricerche sperimentali di efficacia, sia per la popolazione sana che per persone con disturbi specifici, ovvero con finalità terapeutiche.
Ma è possibile anche praticare individualmente con un istruttore.
Infine, sono sempre più numerose le comunità di pratica auto organizzate da persone che hanno piacere di incontrarsi ogni tanto per meditare insieme.